Kodachrome
Inviato: ven nov 18, 2022 4:28 pm
Kodachrome è una famosissima ed apprezzata pellicola, ma quello di cui vorrei parlare qui è un film, di quelli che si vedono al cinema.
Mi è capitato, tempo fa, di trovarlo su una piattaforma di streaming (per la precisione Netflix, ma probabilmente si trova anche da altre fonti) e di vederlo.
Nonostante la vicenda sia imperniata sul difficile rapporto fra un padre ed un figlio che non si parlano da un decennio, credo che in realtà la storia ci parli, alla fine, del ruolo della fotografia nella vita di ognuno.
Un concetto che appare oggi ancora più importante sottolineare, rimarcare, ricordare.
Il film del 2017 diretto da Mark Raso, si ispira ad un articolo intitolato "For Kodachrome Fans, Road Ends at Photo Lab in Kansas" pubblicato sul New York Times il 29 dicembre 2010 dal giornalista A.G. Sulzbergher che comincia così: "PARSONS, Kan. An unlikely pilgrimage is under way to Dwayne’s Photo, a small family business that has through luck and persistence become the last processor in the world of Kodachrome, the first successful color film and still the most beloved.
That celebrated 75-year run from mainstream to niche photography is scheduled to come to an end on Thursday when the last processing machine is shut down here to be sold for scrap. (fonte NYT)
(PARSONS, Kan. È in corso un improbabile pellegrinaggio alla Dwayne’s Photo, una piccola azienda familiare che per fortuna e tenacia è diventata l’ultima sviluppatrice al mondo di Kodachrome, la prima pellicola a colori di successo e tuttora la più amata.
La celebre corsa di 75 anni dalla fotografia mainstream a quella di nicchia dovrebbe concludersi giovedì, quando l'ultima macchina di elaborazione verrà spenta qui per essere venduta come rottame.)
Appunto in previsione della chiusura dell'ultimo laboratorio di sviluppo (Kodak non fornirà più i chimici necessari) Ben, un anziano fotografo malato terminale, coinvolge il figlio Matt, con cui, a causa della sua infedeltà come padre, non ha rapporti da dieci anni, in un viaggio.
Destinazione il laboratorio della città di Parson, dove potrà far sviluppare alcuni rullini di kodachrome che conserva da anni,
Non sarà un viaggio facile, in auto attraverso gli Stati Uniti, perchè Ben, conscio che quello per lui sarà l'ultimo viaggio, pretende di percorrere strade secondarie per poter fotografare ancora.
Ci sono una serie di eventi collaterali in questo racconto "on the road" che servono a tenere in piedi una trama forse troppo flebile.
Alla fine Ben arriverà giusto in tempo alla Dwayne's Photo e potrà consegnare i rulli.
Ma sarà Matt a ritirare i rulli sviluppati, rispettando controvoglia le ultime volontà del padre, e nella vecchia casa dove l'uomo viveva, deciderà di vederle; le memorie della sua infanzia che scorrono sullo schermo lo costrigeranno a ripensare il suo rapporto con il padre.
La fotografia in questa storia è, forse, solo un pretesto per raccontarla, ma il film va visto.
Non foss'altro per il forte richiamo al ruolo delle immagini nella conservazione della memoria, quella pubblica ma, in questo caso, soprattutto quella privata.
Mi è capitato, tempo fa, di trovarlo su una piattaforma di streaming (per la precisione Netflix, ma probabilmente si trova anche da altre fonti) e di vederlo.
Nonostante la vicenda sia imperniata sul difficile rapporto fra un padre ed un figlio che non si parlano da un decennio, credo che in realtà la storia ci parli, alla fine, del ruolo della fotografia nella vita di ognuno.
Un concetto che appare oggi ancora più importante sottolineare, rimarcare, ricordare.
Il film del 2017 diretto da Mark Raso, si ispira ad un articolo intitolato "For Kodachrome Fans, Road Ends at Photo Lab in Kansas" pubblicato sul New York Times il 29 dicembre 2010 dal giornalista A.G. Sulzbergher che comincia così: "PARSONS, Kan. An unlikely pilgrimage is under way to Dwayne’s Photo, a small family business that has through luck and persistence become the last processor in the world of Kodachrome, the first successful color film and still the most beloved.
That celebrated 75-year run from mainstream to niche photography is scheduled to come to an end on Thursday when the last processing machine is shut down here to be sold for scrap. (fonte NYT)
(PARSONS, Kan. È in corso un improbabile pellegrinaggio alla Dwayne’s Photo, una piccola azienda familiare che per fortuna e tenacia è diventata l’ultima sviluppatrice al mondo di Kodachrome, la prima pellicola a colori di successo e tuttora la più amata.
La celebre corsa di 75 anni dalla fotografia mainstream a quella di nicchia dovrebbe concludersi giovedì, quando l'ultima macchina di elaborazione verrà spenta qui per essere venduta come rottame.)
Appunto in previsione della chiusura dell'ultimo laboratorio di sviluppo (Kodak non fornirà più i chimici necessari) Ben, un anziano fotografo malato terminale, coinvolge il figlio Matt, con cui, a causa della sua infedeltà come padre, non ha rapporti da dieci anni, in un viaggio.
Destinazione il laboratorio della città di Parson, dove potrà far sviluppare alcuni rullini di kodachrome che conserva da anni,
Non sarà un viaggio facile, in auto attraverso gli Stati Uniti, perchè Ben, conscio che quello per lui sarà l'ultimo viaggio, pretende di percorrere strade secondarie per poter fotografare ancora.
Ci sono una serie di eventi collaterali in questo racconto "on the road" che servono a tenere in piedi una trama forse troppo flebile.
Alla fine Ben arriverà giusto in tempo alla Dwayne's Photo e potrà consegnare i rulli.
Ma sarà Matt a ritirare i rulli sviluppati, rispettando controvoglia le ultime volontà del padre, e nella vecchia casa dove l'uomo viveva, deciderà di vederle; le memorie della sua infanzia che scorrono sullo schermo lo costrigeranno a ripensare il suo rapporto con il padre.
La fotografia in questa storia è, forse, solo un pretesto per raccontarla, ma il film va visto.
Non foss'altro per il forte richiamo al ruolo delle immagini nella conservazione della memoria, quella pubblica ma, in questo caso, soprattutto quella privata.